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Venite, prendete, imparate

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In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Mt 11,25-30 – Santa Caterina da Siena, Vergine e Dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa – Festa)

Medita

Venite, prendete, imparate. Sono tre verbi che oggi il Vangelo ci consegna. Tre imperativi che lo stesso Maestro affida a coloro che lo ascoltano. Sono anche i verbi della relazione. Le condizioni perché una relazione possa essere vera e profonda.

Oggi siamo abituati a vivere il mondo con un punto di vista virtuale. Tutto sta diventando virtuale. Il lavoro, le relazioni, i conti, l’educazione. Stiamo, purtroppo, sintetizzando tutto con la categoria del mondo virtuale a discapito delle relazioni umane fatte di abbracci, di sensazioni e anche di ferite. Vorremmo rendere virtuale anche la nostra fede. Ma questo non è possibile. Perché la fede possa essere forte, concreta, e sempre viva abbiamo bisogno di una relazione con il Signore che parta proprio da questa esperienza: ” Venite-prendete-imparate”.

Venite“: è il movimento del discepolo, di chi segue consapevolmente il Maestro. Di una Chiesa sempre in movimento e mai paralizzata né dal peccato, né tantomeno dalla paura di non farcela.

Prendete“: è l’invito a partecipare. A non essere spettatori, ma protagonisti. È un verbo dal sapore eucaristico: “prendete e mangiate, prendete e bevete”. Vuol dire accogliere concretamente la presenza di Cristo nella propria vita.

Imparate“: È il verbo della contemplazione. Si perché quando si contempla si impara da ciò che si guarda con il cuore. E Gesù lo dice chiaramente: “imparate da me”, quindi c’è la necessità di contemplare, di guardare con gli occhi del cuore la vita del Signore per poterlo imitare e imparare i suoi atteggiamenti.

Vivi

In questo tempo pasquale, dove la presenza del Risorto è la guida della Chiesa…

…cerca di vivere questi tre atteggiamenti con un tempo più prolungato di adorazione eucaristica.

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